Autoporto di San Salvo, inaugurato nel 2008 e mai utilizzato

Autoporto di San Salvo, inaugurato nel 2008 e mai utilizzato

Autoporto di San Salvo, inaugurato nel 2008 e mai utilizzato

Uno dei capannoniUna cattedrale nel deserto. 85mila metri quadri di nulla. E’ l’autoporto di San Salvo, inaugurato in pompa magna nel 2008 e mai entrato in funzione. Un progetto del Coasiv, finanziato dalla regione Abruzzo, che però in questi 4 anni non è riuscita a trovare una soluzione per la sua gestione. Di quest’area si parlava già alla fine degli anni ’80. L’intenzione era quella di realizzare un punto dove gli autotrasportatori potessero sostare durante i viaggi lungo la direttrice adriatica, oppure attendere di caricare o scaricare presso le fabbriche di Piana Sant’Angelo.

I progetti definitivi portarono poi alla realizzazione di questi due capannoni più un edificio di servizio. Stalli di sosta, uffici, punti per il carico e scarico. Il tutto inutilizzato. Da 4 anni a questa parte qui sono entrati solo i vandali e i ladri. Spariti tutti i cavi elettrici presenti. Tutti i tombini sono scoperchiati, così da poter portare via tubi. Hanno rubato persino i rubinetti dai lavandini dei bagni.

Tutto intorno è desolazione. L’autoporto è a poche centinaia di metri dalle fabbriche, ma vige un silenzio assordante, che ricorda, euro dopo euro, i 33 milioni spesi per la costruzione. Con tanti di rampe di accesso che dalla Trignina e dalle strade parallele avrebbero dovuto condurre qui i camion.

Negli anni le amministrazioni comunali hanno chiesto che questa struttura entrasse in funzione. Ma i privati non vogliono gestirla. E gli enti pubblici non hanno la forza per gestirla da soli. Il comune di San Salvo, per la legge che vieta alle città con meno di 30mila abitanti di entrare nelle società miste, è tagliato fuori. La regione ha dato disponibilità per partecipare con una quota del 15%.

I residui dei cavi rubatiGli ultimi due in ordine di tempo che si sono interessati alla questione sono stati Nicola Argirò e Paolo Palomba, con una interrogazione bipartisan, che chiede iniziative concrete per la gestione della struttura. L’assessore regionale Morra ha preso tempo. Argirò ha perentoriamente annunciato che in mancanza di atti soddisfacenti porterà aventi il discorso in commissione. Serve una risposta concreta. Una strada che potrebbe essere percorsa è quella della realizzazione di uno snodo ferroviario della Sangritana, per collegare la zona industriale al Porto di Vasto.

Anche perchè le aziende della zona, soprattutto le più grandi, come Pilkington, Denso, Conad, non hanno intenzione di utilizzare l’autoporto. E così, le strutture restano come rifugio per i piccioni, che sono gli unici esseri viventi ad aver utilizzato le strutture costate ben 33 milioni di euro. Un po’ tanti per una residenza per pennuti.